Il Muron dal Netu



Caratteristiche generali

Dove si trova: Comune di Borgolavezzaro (NO)
Coordinate: Lat. 45°18'9.39 - Long. 8°41'56.27
Estensione: 2 ettari
Anno di avvio: 2012
Proprietà: Burchvif
Tipo di tutela: Piano Regolatore Generale del Comune di Borgolavezzaro;
Oasi di protezione ai sensi della L. R. Piemonte 4 settembre 1996, n. 70
In breve
Il Campo del Munton è un querco carpineto in cui spicca la presenza di un gelso secolare risalente alla bachicoltura locale. Nell'area è anche stata realizzata una piccola zona umida utile sopratutto per libellule e anfibi.


L'ingresso dell'Oasi - © Alberto Giè
  
Visuale dalla piccola collina - © Alberto Giè

Giovani alberi con il Muron sullo sfondo - © Alberto Giè
  
La corteccia del vecchio muron - © Alberto Giè




Il progetto

Gli obiettivi generali del progetto sono stati:
  1. l’acquisto di due aree coltivate a seminativo, della superficie di circa un ettaro.
  2. la riconversione a bosco degli attuali seminativi.
  3. la conservazione della biodiversità in generale ed in particolare di alcune specie comunitarie.
  4. il coinvolgimento dei volontari nell’autonoma gestione dell’area attraverso il proprio lavoro.
  5. la realizzazione di specifiche aree umide per conservare ed incrementare la presenza di anfibi di interesse comunitario e di odonati ed il loro minitoraggio.
  6. l’attività di educazione ambientale rivolta alle scolaresche

Premesso che obiettivi specifici del progetto sono finalizzati:
  1. all’acquisto di due appezzamenti di terreno in località Campo del Munton in territorio di Borgolavezzaro e precisamente:
  2. terreno agricolo censito al N.C.T. del Comune di Borgolavezzaro al Foglio 27, mappale 8, della superficie di ha 00.65.80.
  3. terreno agricolo censito al N.C.T. del Comune di Borgolavezzaro al Foglio 27, mappale 73, della superficie di ha 00.51.60.
  4. al ripristino e restauro di uno degli ultimi dossi di formazione alluvionale esistenti a sud del cosiddetto terrazzo Novara-Vespolate. al recupero ambientale di detti terreni mediante la ricostruzione dell’antico bosco di pianura (querco-carpineto planiziario padano). Ciò consentirà anche di ampliare l’iniziativa in corso, denominata Campo del Munton ed avviata, sui terreni limitrofi, da oltre dieci anni.

Tutto ciò premesso, ai fini della pratica realizzazione, dopo aver stipulato i necessari accordi preliminari atti a garantire la disponibilità ed i successivi acquisti dei terreni, si procederà con gli interventi di recupero ambientale secondo criteri già ben sperimentati e consolidati dalla nostra associazione in analoghi progetti e precisamente:
  1. si è proceduto alla sistemazione morfologica dell’area restituendole la forma originaria dell’antico dosso nelle parti in cui è stato manomesso con opere di livellamento. Si tratterà di ridisporre la terra secondo le antiche pendenze.
  2. si è tracciata una stradina perimetrale di servizio ed alcuni percorsi esclusivamente pedonali che consentiranno una corretta fruizione dell’area.
  3. si è proceduto quindi alla sistemazione vegetazionale dei terreni operando nel seguente modo:

    • l’intero appezzamento è stato suddiviso in 18 parcelle di circa 650 mq. ciascuna. Due di dette parcelle saranno destinate ad essere vegetate con Rumex sp., pianta nutrice del bruco di Licena delle risaie (Lycaena dispar), specie già presente nell’area, mentre altre due saranno lasciate incolte e, sfalciate regolarmente, costituiranno le radure. Ognuna delle altre quattordici parcelle sarà vegetata con le specie costituenti il bosco.
    • si è provveduto a alla trivellazione delle cavità destinate ad accogliere alberi ed arbusti che saranno messi a dimora nel periodo stagionale più congruo; presumibilmente nell’autunno/inverno del 2012.

    Nelle piantumazioni è stata rispettata una densità di circa 400 individui per ettaro. Alberi ed arbusti sono quelli della vegetazione autoctona che caratterizzano il querco-carpineto planiziario padano. Ogni parcella è stata piantumata con i seguenti alberi: 5 farnie (Quercus robur), 1 carpino bianco (Carpinus betulus), 1 acero campestre (Acer campestre), 1 olmo (Ulmus minor).
    Sempre per ogni parcella sono state messa a dimora, inoltre, le seguenti specie di arbusti: 9 biancospini (Crataegus monogyna), 3 noccioli (Corylus avellana), 3 sanguinelli (Cornus sanguinea), 3 ligustri (Ligustrum ovalifolium). Saranno poi messi a dimora altri alberi ed arbusti che costituiscono presenze meno frequenti seppur preziose del bosco planiziale; tra di esse: ciliegio selvatico (Prunus avium), melo selvatico (Malus sylvestris), pado (Prunus padus), berretta da prete (Euonymus europaeus), spin cervino (Ramnus cathartica), corniolo (Cornus mas), pallon di maggio (Viburnum opulus)…

    • Intorno ad ogni pianta è stato creato un catino atto a contenere una buona quantità di acqua per le irrigazioni che si rendessero necessarie in relazione all’andamento stagionale.
    • è stato, infine, installato un tabellone didascalico allo scopo di illustrare l’iniziativa in corso mentre altra cartellonistica propone “il codice di comportamento del visitatore”.

E' stata anche valorizzata la presenza di un gelso centenario presente in uno degli appezzamenti da acquistare (e da cui trae origine il nome di questo progetto) attraverso le cure necessarie per farne il simbolo dell’area anche in considerazione dell’aspetto legato alla cultura del baco da seta che caratterizzò queste terre nella prima metà del secolo scorso.




Spostamento della terra dal campo confinante - © Giambattista Mortarino
  
Spostamento della terra dal campo confinante - © Giambattista Mortarino

Modellazione del dosso con lo scraper - © Giambattista Mortarino
  
Modellazione del dosso con lo scraper - © Giambattista Mortarino

Modellazione del dosso con lo scraper - © Alberto Giè
  
Modellazione del dosso con lo scraper - © Alberto Giè




La tutela del gelso centenario

All'interno dell'area è presente uno degli ultimi tre gelsi rimasti sul nostro territorio risalente all'epoca della bachicoltura con un' età stimata che supera i 120/150 anni. Nei decenni è scampato ai cambiamenti dell'agricoltura e a molte coltivazioni che si sono susseguite intorno a lui. Storicamente potato a testa di salice (da non confondere con la capitozzatura, pratica dannosa per gli alberi) per la produzione di foglie per la bachicoltura. La cicilicità della potatura a testa di salice è stata interrotta con l'abbandono della bachicoltura.


Il Muron al tramonto - © Alberto Giè
  
Cavità e legno morto - © Alberto Giè

La corteccia del gelso - © Alberto Giè
  
La corteccia del gelso - © Alberto Giè

La cicilicità della potatura a testa di salice, che solitamente viene eseguita a distanza di 1-3 anni, permette all'albero di stoccare le scorte di zuccheri nella "testa di salice" e non nei rami in modo da poterne attingere per riformare nuovi rami. L'abbandono di questo ciclo e alcune potature errate eseguite in seguito, ne hanno compromesso lo stato di salute. Non potendo ricominciare la potatura a testa di salice essendo passati troppi anni, si è optato per cercare di riformare la chioma che si era formata autonomamente durante gli anni di abbandono colturale, usando le migliori tecniche di arboricoltura moderna. Dopo aver studiato la situazione, un nostro volontario e socio arboricoltore, ha progettato gli interventi di potatura necessari e ha cominciato ad eseguirli nell'estate del 2018 grazie anche all'aiuto di altri volontari.



Come arrivarci

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